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Giunti in cima del nostro ponte Arcobaleno, si arriva a Sahasrara, il “loto dai mille petali” che ci connette con il cosmo e con la fonte divina della creazione, dove sperimentiamo la spiritualità, l’illuminazione e l’unità mistica con tutto l’universo. Il numero di petali simboleggia la perfezione, la meta della nadi principale, sushumna, e con l’arrivo di Kundalini si ha il risveglio delle potenzialità umane. Il fiore di loto, che cresce nella melma per divenire un fiore puro di straordinaria bellezza, rappresenta lo sviluppo della consapevolezza umana delle qualità più terrene dei chakra inferiori verso la radiosa luce dell’anima. Qui comprendiamo come tutti i fenomeni del cosmo siano fondamentalmente connessi l’uno con l’altro in armonia prodigiosa. Elevandoci dal regno dell’ego e della razionalità, sperimentiamo una profonda serenità e gioia della vita, nella sua impermanenza ed eternità. Terminata l’ascesa di Kundalini e completato lo sviluppo di tutti gli altri chakra, arriviamo in una dimensione esistenziale senza tempo, che trascende tutte le attività terrene e la consapevolezza dell’apparenza esterna. Localizzato nella volta cranica, sulla sommità della testa a livello della fontanella, viene anche chiamato chakra della corona, ed è la porta da cui il prana, o forza vitale, entra nel sistema dei chakra. Rifornisce di energia la testa, il cervello e il sistema nervoso centrale. Il cervello umano contiene 13 miliardi di cellule nervose tutte interconnesse, in grado di stabilire fra loro più connessioni del numero di stelle nell’universo: in quanto strumenti di consapevolezza, i nostri cervelli sono virtualmente illimitati, sono il luogo interiore da cui abbiamo accesso alla conoscenza,
La ghiandola endocrina di riferimento è l’ipofisi o ghiandola pituitaria, la principale del sistema endocrino che governa tutte le altre attraverso una copiosa produzione ormonale. Elemento di questo chakra è il pensiero, un’entità distinta e incommensurabile, manifestazione di un più grande campo di coscienza che ci circonda..
Il sesto chakra è di colore violetto, ma anche oro e bianco: sincronizzando tutti i colori, Sahasrara si manifesta in una pura luce bianca. Il senso correlato la coscienza universale.
Il settimo chakra: coscienza e ordine
L’interiorità ci consente di accedere ad una dimensione non localizzata nello spazio e che va al di là del tempo: infatti, se ogni chakra ha una dimensione di vibrazioni via via più piccole e veloci, a livello di Sahasrara abbiamo un’onda infinita e nessuna lunghezza d’onda che le consente di essere ovunque nello stesso tempo. Questo luogo può essere definito come la sede della coscienza e l’origine della nostra corrente manifestante.
Ogni atto di creazione comincia con il concepimento: questo processo è uno schema ordinato che avviene nella mente, da cui scende attraverso i chakra riempiendosi di sostanza fino a manifestarsi. In inglese, la parola pattern, che significa schema, ha la stessa origine di padre, mentre madre e materia hanno entrambe origine da mater. Nel momento in cui il seme del padre contenente il DNA dà l’informazione, la madre lo accoglie e, attraverso l’energia grezza e la sua parte di DNA, consente la sua materializzazione. Così, se il chakra della radice ci mostra il legame con la Madre Terra, il chakra della corona ci riporta al Padre che è nei cieli. Per l’equilibrio di Sahasrara è fondamentale infatti il rapporto con il proprio padre biologico. Una relazione positiva ci permetterà di sentirci connessi e amati da lui, accoglieremo la direzione che ci indica come una guida; un rapporto disarmonico, per eccesso di autorità o per assenza ci conduce a uno stato di separazione, solitudine e distacco, ci percepiamo isolati e diversi.
La coscienza è il campo degli schemi da cui emerge la sua manifestazione. Mentre i chakra inferiori sono pieni di informazioni sul mondo fisico e i suoi cicli di causa ed effetto, i chakra superiori riportano alla coscienza superiore, che attraversa la galassia e l’intero cosmo, aprendoci alla consapevolezza delle verità unificanti. Questa coscienza raccoglie tutti i ricordi, i sistemi pensiero e la capacità di assimilare nuove informazioni, integrandoli in un senso coerente di ordine e significato. La ricerca di significato è la forza pulsante della coscienza, ciò che dà un senso al Tutto e ad ogni cosa che compiamo, il disegno più grande che riunisce tutte le nostre vite. Se la nostra vita è ricca di significato, si collega all’universale integrandosi con una struttura più ampia; se non riusciamo a darle un senso, rimane un’isola e non si collega più a niente. Ogni azione che compiamo, ogni situazione importante, ogni litigio, ogni malattia, se siamo abbastanza aperti e introspettivi, ci porta a chiedere “Perché è successo? Che significa?”. Nel momento in cui riusciamo a comprendere, tutto ritorna a circolare e ogni tessera viene messa al suo posto a comporre il puzzle. Ogni informazione che riceviamo viene inserita in una matrice che costruiamo nella nostra mente sulla base delle nostre esperienze: in questo modo, la rendiamo di volta in volta più completa e complessa, passiamo il tempo a riorganizzarla e a trovare livelli superiori di ordine che ne semplifichino il sistema. Il nostro paradigma olografico diviene sempre più chiaro e coerente. Il senso ci indica come orientarci, ci suggerisce come interpretare una situazione, come reagire, come organizzare la nostra esperienza. Porta uno scopo alla nostra vita, creando un contesto più ampio in cui collocare la nostra esistenza.
Il settimo chakra: trascendenza e immanenza
La coscienza è una forza che porta unità, ripristinando costantemente l’ordine: è il disegno, lo schema, l’intelligenza, la sezione aurea che riorganizza le forme e le comprende.
Per aumentare la nostra consapevolezza nella comprensione, dobbiamo controllare la nostra attenzione, in modo da espandere o accentrare la volontà. Dobbiamo essere svegli per percepire i segnali attorno a noi, per quanto essi esistano a prescindere da noi, come le frequenze radio che sono presenti anche se non accendiamo lo stereo e quindi non le sentiamo. Ci troviamo all’interno di una grossa mole di informazioni, per assimilarle dobbiamo limitare la nostra consapevolezza focalizzando l’attenzione su una parte o l’altra: in tal modo avremo la coscienza cognitiva e la coscienza trascendente.
La coscienza cognitiva discende e diventa informazione concreta, ed è necessaria per la manifestazione nel mondo: è fatta di pensiero logico e comparativo, orientata verso il mondo delle cose, i rapporti e il sé individuale. Richiede che la consapevolezza sia concentrata sul finito e sul particolare, in modo ordinato e con un’attenzione limitata: pensa attivamente, ragiona, apprende e immagazzina informazioni. La coscienza trascendente si espande e viaggia all’esterno verso piani più astratti. Si trova al di là delle cose, delle relazioni e delle correlazioni. È la coscienza senza oggetto, senza consapevolezza e riferimento al sé: è distante dal pensiero logico, fluttua raccogliendo tutte le cose senza focalizzarsi su alcuna in particolare. Richiede l’apertura della consapevolezza al di là dell’informazione. Per comprendere il disegno d’insieme infatti dobbiamo allontanarci, fare un passo indietro e togliere l’attenzione dal particolare.
Allo stesso modo, possiamo esprimere la presenza divina di Sahasrara in due correnti spirituali, quella trascendente, che libera, e quella immanente, che manifesta. Coltivate entrambe, portano all’unità del mondo interiore con quello esteriore: questo porta alla reale conoscenza di sé. L’immanenza nasce dalla corrente discendente della coscienza: è la consapevolezza che esiste il divino dentro di noi. Ci porta intelligenza, illuminazione, ispirazione, connessione e manifestazione. La trascendenza ci porta a comprendere la presenza del divino al di fuori di noi. Libera dall’illusione per portarci in uno stato di beatitudine e libertà; scioglie gli attaccamenti creati dall’io per mantenere il suo senso di individualità e sicurezza per andare oltre quel muro di separazione tra l’io e l’esterno e ricongiungersi con il Tutto. Come il vuoto di una tazza ci consente di riempirla, allo stesso modo il vuoto della mente ci consente di aprire un canale chiaro per sperimentare la trascendenza.
Come Muladhara è l’origine della Kundalini e il punto in cui affondiamo le radici nel terreno, Sahasrara è l’origine di ogni manifestazione ma anche il passaggio verso l’oltre. Trascendenza e immanenza sono complementari oscillazioni della coscienza, ispirazione ed espirazione, l’ingresso e l’uscita della vita umana.
Il settimo chakra: meditazione
Ogni volta che aggiungiamo un tassello di significato alla nostra matrice, andiamo a strutturare uno schema di pensiero in base all’esperienza che abbiamo vissuto. Purtroppo a volte questo porta a creare delle convinzioni errate ma talmente forti da escludere eventuali alternative. Ad esempio, se ripetiamo varie volte lo stesso errore, possiamo convincerci della nostra stupidità: questa però è una nostra personale interpretazione, che può essere diversa in una persona che utilizza un differente schema di pensiero. Se un’informazione inoltre si discosta molto dal nostro schema, potremmo non crederci e scartarla a priori: questo è il motivo per cui molti non credono agli ufo e in contemporanea troviamo convegni di ufologi in materia. Per riuscire a bypassare questa trappola della mente, possiamo allenarla affinché possa accogliere una parte sempre più ampia del campo universale della coscienza. Tanti approcci ci consentono di sviluppare Sahasrara, come la pratica spirituale, le esperienze mistiche, gli stati alterati di coscienza, il porsi domande e cercare le risposte attraverso lo studio. Ma il mezzo migliore è sicuramente la meditazione.
La meditazione ci consente di accogliere nuove informazioni per ampliare la nostra coscienza, senza necessariamente ignorare la nostra matrice che ci serve per avere le basi per il nostro discernimento. Questa pratica ci consente di fare un deframmentazione del nostro hardware in modo da vagliare i dati, scartare le informazioni troppo datate e superflue e riorganizzare la nostra personale matrice. In questo modo apriamo la consapevolezza senza che la mente finisca per perdersi, e questo ci aiuta a mantenerci centrati. La meditazione è l’atto attraverso cui la coscienza si manifesta, ed è essenziale per lo spirito esattamente come una sana nutrizione e un riposo ristoratore lo sono per il fisico. Consente infatti di favorire, calmare e armonizzare gli aspetti vibrazionali di mente e corpo, liberando la mente dalla confusione abituale. Nessuno di sognerebbe di uscire di casa senza essersi lavato e indossato vestiti puliti, e di certo siamo tutti interessati a vivere in un ambiente ordinato e accogliente: se così non fosse, ci sentiremmo molto a disagio. Pochi però si preoccupano di pulire la mente, cosa anche più importante e che richiede le stesse attenzioni, se non addirittura maggiori. Come ogni mattina rinfreschiamo viso e vestiti, ugualmente dovremmo far prendere una boccata d’aria alla nostra mente, evitandole di farle vivere un’altra giornata con i pensieri del giorno prima.
Indipendentemente dal tipo di tecnica utilizzata, la meditazione ci apporta una maggiore chiarezza, migliora il nostro umore e il coordinamento fisico: armonizzando il corpo, il respiro e i nostri pensieri, possiamo allineare i chakra e far scorrere l’energia in maniera fluida dentro di noi. Con sessioni di Meditazione Trascendentale, si sono osservate modificazioni nelle onde cerebrali: dalle onde beta, casuali e caotiche, in cui ci troviamo nel normale stato di veglia, si passa a una coerenza di onde alfa, caratteristiche di uno stato mentale rilassato, sincronizzate nei vari emisferi. Successivamente, compaiono onde theta, stato ancora più profondo. Oltre ad avere effetti anche a livello di benessere fisico e di profondo riposo, aumentano anche l’attenzione e la consapevolezza.
Il settimo chakra: illuminazione
Con Sahasrara, entriamo finalmente in contatto con il divino, in senso ampio: riusciamo a scorgere il divino in ogni cosa nei suoi infiniti aspetti, e soprattutto riusciamo a scorgerlo dentro di noi, nelle nostre azioni e nel nostro corpo. Qui osserviamo la fusione della coscienza divina con la nostra natura più autentica: lasciamo da parte per un attimo le nostre preoccupazioni quotidiane di poco conto, allontaniamo le distrazioni per ricordarci chi siamo veramente. Oltre ad essere genitori, figli, dipendenti o imprenditori, siamo, anche e soprattutto, figli del divino alla ricerca della strada per tornare a casa, a ritrovare quel senso più grande che abbraccia tutte le cose per risanare le ferite di un’anima despiritualizzata, persa, senza più scopo o direzione. Dobbiamo smetterla di rimanere ancorati ad un atteggiamento razionale se questo non è in grado di fornirci uno scopo più profondo.
Come ci comporteremmo se avessimo la consapevolezza di essere dei o dee? Come tratteremmo noi stessi e gli altri? Con quale coscienza agiremmo anche nelle più piccole cose se ci rendessimo conto che ogni nostra scelta e ogni nostro comportamento potesse influenzare la creazione? Se il nostro risveglio potesse contagiare positivamente tutti gli altri? Con quale attenzione e consapevolezza condurremmo le nostre giornate? Pensare di essere davvero un dio o una dea ci porrebbe in una condizione di infinita e consapevole responsabilità, non solo nei momenti più importanti, ma in qualsiasi istante. Accogliere quotidianamente la divinità nelle sue infinite manifestazioni imprime un atto di venerazione che innalza la nostra coscienza al mondo del sacro.
Scopo ultimo dell’ascesa del nostro Ponte Arcobaleno è raggiungere l’illuminazione. Non si tratta di uno stato da conseguire, ma un processo che ci consente di divenire. E ci si arriva, piano piano, passo dopo passo, liberandoci dei blocchi mentali e delle distrazioni inutili, andando ogni volta sempre più in profondità, mettendo il piede sempre un po’ più in là. Guardandola con le lenti dei chakra, scorgiamo come l’illuminazione avviene quando la strada attraverso ogni chakra è completa, quando ogni cosa è connessa e integrata con il Sé.
L’emozione del settimo chakra: l’attaccamento
Il demone del chakra della corona è l’attaccamento. Questo non significa distaccarsi da tutto, cose materiali o persone a noi care, ma arrivare ad una condizione in cui amiamo e godiamo di ciò che ci circonda senza esserne emotivamente e spiritualmente dipendenti. Significa espandere la nostra condizione vitale per arrivare ad essere più grandi dei nostri limiti, delle nostre paure, delle nostre contingenze quotidiane. L’attaccamento nega il costante fluire del sistema universale: ci ancora nel tempo e non ci consente di progredire. Rinunciare agli attaccamenti non significa rifuggire dalle proprie responsabilità, anzi: riguarda piuttosto il modo in cui indirizziamo la nostra energia psichica. Ci consente di liberarci dalle fissazioni alle cose o alle persone, anche agli obiettivi stessi, per renderci conto che, se viaggiamo allo stesso ritmo dell’universo, la cosa migliore per noi e per gli altri accade sempre. L’attaccamento fissa la nostra energia all’infuori di noi, ci porta talvolta a dipendere, talvolta a evitare: in tutti i casi, il lavoro che dobbiamo compiere è quello di lasciar andare. Per aprirsi a un potere superiore e alla spiritualità nel suo lato mistico e trascendente è necessario sapersi arrendere e affidarsi: soltanto abbandonando i nostri attaccamenti, i sistemi di credenze e le nostre abitudini alle nostre manie di controllo possiamo davvero fare esperienza della nostra identità universale.
La ghiandola endocrina del settimo chakra: l’ipofisi
L’ipofisi, o ghiandola pituitaria, pesa circa 0,6 grammi ed è posta alla base del cranio nella sella turcica, in diretto contatto con il chiasma ottico dove i nervi ottici dei due occhi si incrociano. È formata da due lobi con funzioni nettamente distinte: l’adenoipofisi anteriormente è deputata alla secrezione dell’ormone della crescita (GH) e di altri ormoni maggiormente preponderanti nell’uomo, come l’ormone tireostimolante (TSH), l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), l’ormone follicolostimolante (FSH), l’ormone luteinizzante (LH) e la prolattina; la neuroipofisi posteriormente invece ha il ruolo di secernere principalmente l’ormone antidiuretico (ADH) e l’ossitocina, più presenti nella donna. Inoltre, l’adenoipofisi ha funzioni strettamente metaboliche, il TSH e l’ACTH intervengono nel metabolismo dei glucidi, mentre il GH è alla base dell’anabolismo proteico, ed ha una stretta correlazione con le ghiandole sessuali dove, per via dell’FSH ed LH, è responsabile dell’attivazione gonadica. La neuroipofisi invece si distingue per una azione più “evolutiva” rendendosi necessaria durante il parto o l’allattamento con la secrezione di ossitocina, ormone proteico in grado di stimolare le contrazioni uterine e l’escrezione del latte. Questa distanza funzionale potrebbe essere dovuta alla differente origine embrionale, la prima infatti deriva dall’ectoderma mentre la seconda è un’evaginazione dell’ipotalamo.
Sotto l’aspetto più simbolico, l’ipofisi incarna la dualità di genere: si ritiene infatti che l’adenoipofisi rispecchi la dimensione maschile, mentre la neuroipofisi quella femminile. La dominanza di una porzione o di un’altra determinerebbe quindi caratteri più mascolini o più femminei. Ad ogni modo l’ipofisi, definendo tutto l’assetto endocrino, controlla tutto l’organismo e quindi le manifestazioni corporee e psichiche. Alterazioni a questo livello comporteranno quindi uno squilibrio in tutte le funzioni psicofisiche.
Pietre collegate al settimo chakra
Vediamo adesso quali sono le pietre legate a Sahasrara. Abbiamo già avuto modo di vedere insieme quali sono ma per comodità, vi riporto qui sotto l’elenco aggiungendo qualche informazione ulteriore. Ricordatevi che dovete posizionarle in prossimità della testa se intendete eseguire un trattamento specifico. Altrimenti, tenetele semplicemente con voi.
- Ametista: in cristalloterapia è una delle pietre più famose. Lavora sia sul sesto che sul settimo chakra. Aiuta a prendere consapevolezza dell’esistenza di altre dimensioni. Grazie a questa bellissima pietra viola imparate a ricordare meglio i vostri sogni, tenendo lontani quelli negativi. Vi permette di superare gli schemi mentali, lavorando duramente per raggiungere l’obiettivo. Sviluppa infatti la concentrazione. Porta chiarezza mentale e comprensione. Promuove una più profonda conoscenza di se stessi su tutti i piani spirituali.
- Calcite trasparente: le pietre trasparenti sono tanto più adatte quanto sono pure. La calcite è molto utile quando il settimo chakra lavora troppo. Aiuta a smaltire le energie in eccesso, le quali si trasformano in pensieri compulsivi e nevrosi. Allevia le situazioni di stress, portando piuttosto a una visione più chiara di se stessi e degli errori, imparando da essi e senza caderci di nuovo ogni volta.
- Cristallo di rocca: il cristallo di rocca è una pietra che non può mancare tra quelle presenti in casa. E’ un po’ un tutto fare. Grazie a lei possiamo lavorare bene sul piano spirituale. Mettendola sul settimo chakra e posizionando sul primo un’ematite, si riequilibra l’intero schema energetico.
- Diamante: una pietra che tutti noi conosciamo, molto usata in gioielleria per il suo elevato valore. Se avete la fortuna di poterci lavorare anche in cristalloterapia, fatelo! Si perché il diamante si sposa benissimo con i trattamenti del settimo chakra. Tra i benefici che si possono notare vi sono quelli di superare i vecchi traumi irrisolti, gli schemi mentali obsoleti e aiuta anche a superare la paura. Ideale se dovete prendere decisioni difficili per il vostro futuro. Promuove la spiritualità, la ricerca di una conoscenza più profonda di noi stessi e dell’universo.
- Fluorite: va bene sia sul sesto che sul settimo chakra. Aumenta la concentrazione e tiene lontani i pensieri negativi. Collega alla sfera spirituale, rende più puro il pensiero.
- Labradorite: con la labradorite si può si lavorare sul settimo chakra, ma anche su tutti quanti gli strati dell’aura considerando che purifica il campo energetico. possiamo lavorarci sull’aura. Aiuta ed entrare in comunione con le sfere spirituali. Usiamola in meditazione per entrare in contatto con lo spirito guida.
- Moldavite: ci rende molto più propensi alla ricerca spirituale. Va a rimuovere i blocchi legati al settimo chakra. Aiuta a far emergere le memorie del passato.
- Pietra di luna: la pietra di luna è collegata al mondo spirituale ma anche a tutti quanti i cicli vitali con i quali ci aiuta ad armonizzarci. Grazie a lei impariamo a riconoscere quali sono i ritmi che la società ci ha imposto e lasciarli andare, spesso sono quelli frenetici. Ci insegna a trovare la calma dentro di noi. Stimola la risalita della kundalini.
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Quando e perché trattare il settimo chakra con le pietre
Durante un trattamento di cristalloterapia rivolto ai chakra vengono mediamente trattati tutti i punti energetici del corpo. In alcuni casi però si deve insistere su uno piuttosto che su un altro. Vediamo perciò quali sono i campanelli d’allarme che ci fanno intuire che Sahasrara non è in equilibrio e merita perciò maggior attenzione.
Il settimo chakra squilibrato può dare segnali molto diversi. Può esserci mal di testa, fobie, confusione mentale. Alcune volte possono svilupparsi anche patologie specifiche. Se non funziona in modo sufficiente può ad esempio indurre il soggetto ad essere particolarmente attaccato alle cose terrene, può dimostrarsi una persona rigida, egocentrica e superficiale. Teme la morte perché la ritiene la porta che fa accedere al nulla eterno. Si sente scollegato da ogni cosa.
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